Su Inchiostroverde.it e su www.targatota.org di lunedì 9 marzo 2015
Cosa intende fare il Comune delle aree cedute dal
Demanio e degli innumerevoli spazi pubblici abbandonati al degrado? Con quale
metodo procedere? Quali le proposte da parte delle associazioni tarantine?
Questi i caldi temi sollevati nell’incontro voluto
venerdì scorso in biblioteca Acclavio dalla rete di associazioni Altre Economie per Taranto. Vi ha preso parte
l’Amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore al Patrimonio Di
Gregorio, dall’arch. Netti, capo servizio dello stesso assessorato e dal
consigliere di maggioranza Spalluto, apparso solo a inizio lavori e poi
volatilizzatosi improvvisamente. Sono intervenuti anche rappresentanti
di Manifatture Knos di Lecce e di Ex
Fadda di San Vito dei Normanni, senza alcun dubbio le due
esperienze più proficue in termini di recupero e riutilizzo di spazi pubblici
in Puglia.
Iniziamo col dire che di ricetta non ce n’è una sola,
perciò ben vengano questi confronti, anche quando le opinioni sono
differenti. L’entusiasmante esperienza di Manifatture Knos e di
ExFadda, ad esempio, suggerisce di rompere le inefficienze e le inerzie degli
enti locali mediante la richiesta di affidamenti diretti sulla base di progetti
utili per la comunità. Affidamenti che – è stato specificato – sono
legalmente percorribili in caso di finalità no profit e che si suggeriva di
ottenere anche attraverso la preventiva occupazione degli spazi, da riportare
poi a nuova vita, sia dal punto di vista strutturale, che sociale. L’idea proposta
da Altre Economie per Taranto mirava allo stesso risultato, ma attraverso una
strada diversa e ancora sfiorata dalla speranza, probabilmente ingenua, che gli
enti locali vogliano e sappiano valorizzare il bene comune. Pretendere
cioè un maggior protagonismo del Comune, il quale dovrebbe indire bandi capaci
di orientare gli affidi secondo una strategia precisa di utilizzo dei luoghi.
Già, perché comunque la si pensi sta tutto qui, come al solito, il problema.
Il Comune sembra essere parte passiva di questa, come
di altre partite. Non può continuare a nascondere le proprie responsabilità
dietro alla solita scusa che non ci sono fondi, quando poi si scopre
che Taranto non partecipa alla maggior parte dei bandi regionali/europei in
grado di assegnarne, senza considerare che i soldi che ha sono spesso spesi
male. Addirittura l’assessore Di Gregorio, apprezzabile per averci messo la
faccia, ha lamentato la mancanza di unità fra le associazioni del territorio,
come se questo impedisse al Comune di agire, coordinare, o assegnare gli
innumerevoli immobili degradati della città. Occorre però una visione, che qui
purtroppo manca ancora. Per i Baraccamenti Cattolica, tanto per tirare in
ballo uno dei beni più discussi e appetibili, si potrebbe fare un ragionamento
che riteniamo tanto semplice quanto efficace: si tratta di un’area posta in
pieno centro, forse l’ultima non soffocata per intero da cemento e asfalto e
‘io’, come Comune, voglio che diventi un villaggio dei movimenti e delle
associazioni, delle arti e dei mestieri, stazione di mobilità sostenibile,
luogo d’incontro e di opportunità immerso nel verde. Un po’ come sta
avvenendo con l’esperienza non riconosciuta delle Officine Tarantine.
Insomma un autentico polo di attrazione
culturale e sociale in grado di rilanciare anche le aspirazioni economiche del
Borgo. E’ uno spazio in cui poter fare tanto, ma le uniche cose certe
al momento sono l’affido di tre edifici alla Asl per farne il suo centro di
prevenzione e il parcheggio multipiano nell’ampia area all’aperto. Per
carità, cosa utilissima e indispensabile il laboratorio Asl ma che, in quanto
attività specialistica, potrebbe trovare altrettanto valida allocazione appena
fuori dal centro, se non in periferia. Ma ci sono soldi pronti da spendere e il
Comune deve fare cassa a prescindere. Lo stesso principio ispirerà anche
l’attribuzione degli spazi che si intende dedicare alla cultura, ma è
un grave errore assegnare le aree al miglior offerente come si sta facendo.
Sui parcheggi abbiamo detto tanto, ricerche alla mano, ma neppure qui nei
nostri rappresentanti c’è umiltà sufficiente per comprendere. Non resta
che vedere cosa verrà fuori dall’annunciato Regolamento sui Beni Comuni che il
Comune discuterà probabilmente già nel prossimo Consiglio e continuare, in
modo costante e perfino estenuante, ad alimentare il dialogo fra cittadini,
movimenti ed associazioni. Per arricchirsi delle diversità e fare fronte
comune nella pretesa di cambiamento.
Massimo
Ruggieri
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